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Le principali iniziative globali 

Agenda 2030

Nel 2015, i Paesi membri dell’ONU sottoscrivono un programma di azione per le persone, il pianeta e la prosperità, con l’obiettivo di conseguire uno sviluppo sostenibile e inclusivo, rispettoso dell’ambiente e delle persone e che non lasci nessuno indietro.

Vengono fissati 17 Obiettivi comuni per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) declinati in 169 target specifici da raggiungere entro il 2030.

Chiunque è chiamato a contribuire agli obiettivi dell’Agenda 2030.
Anche, e soprattutto, le imprese.
Per farlo, devono acquisire consapevolezza circa gli impatti generati e subiti nell’ambito dello svolgimento delle loro attività e i rischi a cui sono esposte, per poterli gestire in un’ottica di miglioramento continuo.
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Green Deal Europeo

In occasione della 21° conferenza delle Parti dell’UNFCCC, meglio nota come COP 21, tenutasi a Parigi nel 2015, l’Unione Europea sottoscrive l’Accordo di Parigi per limitare il surriscaldamento globale e gestire gli effetti del cambiamento climatico.

In linea con questo impegno, i paesi dell'UE adottano il Green Deal, un piano strategico per trasformare l’Unione in una società a impatto climatico zero entro il 2050, in cui la crescita economica sia dissociata dall’uso delle risorse e in cui nessuna persona e nessun luogo vengano lasciati indietro.

Questo piano, che prevede diverse linee di intervento, rappresenta una guida per le azioni delle imprese in ambito di sostenibilità ambientale.
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Direttiva per la Rendicontazione di Sostenibilità delle Imprese, CSRD

Nel 2022 l’Unione Europea adotta la Direttiva per la Rendicontazione di Sostenibilità delle Imprese (CSRD) con il molteplice obiettivo di: accelerare il processo di raggiungimento degli obiettivi del Green Deal, del Global Compact e dell’Agenda 2030; aumentare la trasparenza e l’uniformità nella rendicontazione in materia di sostenibilità da parte delle imprese che operano nei mercati europei; incrementare il numero di imprese che pubblicano il bilancio di sostenibilità e, quindi, che includono i fattori ESG nelle proprie strategie di business.

Chiunque è chiamato a contribuire agli obiettivi dell’Agenda 2030. Anche, e soprattutto, le imprese. Per farlo, devono acquisire consapevolezza circa gli impatti generati e subiti nell’ambito dello svolgimento delle loro attività e i rischi a cui sono esposte, per poterli gestire in un’ottica di miglioramento continuo.
  • Quali imprese sono coinvolte?

    La CSRD riprende e integra i contenuti della precedente direttiva NFRD (recepita in Italia mediante D.LGS. n.254/2016) ed estende l’obbligo di redazione, deposito e certificazione del bilancio di sostenibilità ad una più ampia platea di imprese, anche di dimensioni molto ridotte:

    • 2025: grandi imprese di interesse pubblico e/o gruppi con oltre 500 dipendenti, già soggette alla DNF;
    • 2026: imprese e/o gruppi con oltre 250 dipendenti e/o € 40 milioni di fatturato e/o € 20 milioni di attivo patrimoniale;
    • 2027: PMI e/o gruppi quotati con oltre 11 dipendenti e/o € 700.000 di fatturato e/o € 350.000 di attivo patrimoniale
    • 2029: società non UE con almeno una filiale o una succursale nell’UE e con un fatturato consolidato UE superiore a € 150 milioni

    Le date sopra riportate si riferiscono all’anno di deposito del bilancio, che dovrà contenere informazioni relative ai due anni precedenti.

  • Quali sono i principi fondamentali della direttiva?
    • Doppia materialità (d’impatto e finanziaria): una tematica ESG può essere prioritaria per la portata dei propri effetti oppure delle conseguenze finanziarie;
    • Dovuta diligenza: le imprese devono impegnarsi a individuare gli impatti negativi e mitigarli attraverso azioni improntate al miglioramento continuo;
    • Responsabilità estesa: le imprese sono responsabili anche della propria catena del valore.

    Quest’ultimo principio produce un “effetto cascata” per cui le imprese soggette all’obbligo di rendicontazione sono portate a richiedere informazioni ESG alle realtà con cui collaborano, siano esse fornitori, partner commerciali o distributori. In questo modo l’Unione Europea si assicura che progressivamente tutte le imprese si impegnino per la sostenibilità e mettano a disposizione i propri dati ESG.

  • Perché è importante rendicontare nonostante non si sia obbligati?

    Dotarsi di un bilancio di sostenibilità sta diventando di fatto un requisito per poter lavorare con le imprese soggette alla CSRD. Inoltre, comunicare le proprie performance ESG risponde alle crescenti richieste da parte del mercato, degli investitori, degli istituti di credito e assicurativi, nonché dello Stato.

GLOBAL COMPACT

Nel 1999 durante il World Economic Forum, l’allora segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan si rivolge alle imprese dei paesi aderenti invitandole a condividere, sostenere e applicare 10 principi fondamentali, con l’obiettivo di promuovere un’economia globale sana, priva di corruzione, rispettosa dell’ambiente, dei diritti umani e del lavoro. L’anno successivo, a New York, nasce così il Global Compact che oggi conta oltre 20.000 aziende aderenti, appartenenti a 162 paesi.

Diritti Umani
Principio 1: promuovere e rispettare i diritti umani universalmente riconosciuti
Principio 2: assicurarsi di non essere complici di abuso dei diritti umani, seppure indirettamente

Lavoro
Principio 3: sostenere la libertà di associazione dei lavoratori e riconoscere il diritto alla contrattazione collettiva
Principio 4: eliminare tutte le forme di lavoro forzato ed obbligatorio
Principio 5: abolire il lavoro minorile
Principio 6: eliminare ogni forma di discriminazione in ambito lavorativo

Ambiente
Principio 7: adottare un approccio precauzionale nei confronti delle sfide ambientali
Principio 8: intraprendere iniziative per promuovere la responsabilità ambientale
Principio 9: incoraggiare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che rispettino l’ambiente

Corruzione
Principio 10: contrastare la corruzione in ogni sua forma, comprese le estorsioni e le tangenti


PIANO DI AZIONE PER LA FINANZA SOSTENIBILE

Nel 2018 la Commissione Europea pubblica il "Piano d'Azione per la finanza sostenibile", documento in cui vengono delineate la strategia e le misure da adottare per realizzare un sistema finanziario in grado di promuovere un modello di sviluppo sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale, contribuendo ad attuare l'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
 
Il piano individua 10 azioni da intraprendere a livello europeo per:
 
(i) orientare i flussi di capitali verso un’economia più sostenibile;
(ii) considerare la sostenibilità nelle procedure per la gestione dei rischi;
(iii) rafforzare la trasparenza e la visione a lungo termine.
 
I soggetti operanti nel mercato dei capitali, degli investimenti e delle assicurazioni sono chiamati ad allinearsi agli obiettivi individuati integrando i fattori ESG nelle proprie attività.
 
Un anno più tardi, nel 2019, viene adottato il Regolamento SFRD per la rendicontazione della sostenibilità finanziaria, che interessa gli operatori del mercato finanziario, le aziende che offrono prodotti finanziari e le realtà che sono o potrebbero essere oggetto di investimenti sostenibili.
 
Le diverse iniziative in ambito di finanza sostenibile producono tutta una serie di effetti sulle imprese, sia in termini di accesso al credito e di attrazione degli investitori, sia di partecipazione a bandi pubblici e gare di appalto, nonché di servizi assicurativi.